domenica 6 luglio 2008

La missione di una sinistra smarrita

In un interessante articolo di Nicola Cacace su unita.it leggo:
"Non avevamo bisogno dell’ennesima conferma dell’Ocse per sapere che l’Italia ha salari da fame, del 20% inferiori alla media e con orari più lunghi." E ancora:
"Dal 1992 al 2002 c’è stata una forte discesa della quota lavoro sul Pil, dal 74% al 67%, che poi risulta quasi costante intorno sino ad oggi. Questo significa che profitti e rendite si sono appropriati di tutti gli aumenti di produttività a partire dal 1993, dopo la firma del Protocollo sindacale. E le indagini annuali Mediobanca sui profitti delle imprese confermano ampiamente il dato. Anche nel primo trimestre 2008 gli utili netti delle grandi imprese industriali sono aumentati del 10% (analisi dei bilanci ReS-Sole 24 ore). È un fatto che rinunciando da 15 anni alla loro quota di produttività, tutti i benefici della produttività sono andati al capitale. Da qui l’arretramento di salari e pensioni e la crisi dei consumi, da qui il fatto che, anche secondo Eurostat, «l’Italia è il Paese dove la domanda interna ha meno contribuito alla crescita del Pil». E 7 punti di Pil sottratti al lavoro sono più di 100 miliardi di euro, che divisi per i 22 milioni di lavoratori, autonomi inclusi, fanno più di 4000 euro sottratti annualmente a ciascun lavoratore , dipendente od autonomo, cui vanno oggi aggiunti altri 1000 euro persi per Fiscal Drag (lavoratori e pensionati impoveriti pagano tasse con aliquote da benestanti). "
Leggendo questi dati si capisce perchè la sinistra ha perso in questi anni. Ha perso perchè ha rinunciato al suo ruolo storico di difesa dei lavoratori. Ma questi dati descrivono anche il terreno di lotta e di azione di una sinistra che in Italia avrebbe tanto da dire se solo volesse dire tutto quello che non ha detto in questi anni. Il terreno di lotta e di azione della sinistra è il recupero di quella ricchezza usurpata dai profitti e dalle rendite. Noi lavoratori vogliamo quel 20% per cento di salario o stipendio che da anni ci viene negato. Come vedete quello che i lavoratori possono pretendere è molto di più del timido sgravio fiscale su salari, stipendi e pensioni di 2 o 3 punti percentuali proposto da Veltroni. Bisogna lottare per una redistribuzione vera della ricchezza in Italia, nell'interesse di tutti, della stessa impresa che sarebbe chiamata a produzioni di qualità per soddisfare la domanda interna.

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